La Casa degli Anziani

Il rivoluzionario progetto “Casa degli anziani” si struttura su due azioni: accogliere anziani abbandonati e promuovere la loro interazione con i bambini – ospiti della missione. Il vigore e l’allegria dei nostri bambini si incontrano con l´affetto, la carenza e la saggezza degli anziani. Due mondi complementari che si riscattano a vicenda attraverso amore e dedizione. Questo ci permette inoltre di far esercitare i bambini, fin da piccoli, a praticare la piú nobile delle virtú: la caritá. La struttura, di 230 m2, dispone di 13 letti, bagni per disabili, due sale, cucina e una piccola infermeria.

Continua a leggere i paragrafi sotto che sono parte dell’intervista a Marco.

Come funziona il progetto di convivenza tra anziani e bambini

La casa degli anziani é proprio al centro di tutta la missione che sono circa 14.000 metri quadrati che vanno dalle case dei bambini al refettorio. Diamo circa 2.000 pasti al giorno, l’asilo che ha 150 bambini, le scuole professionali, l’orchestra filarmonica, la palestra della ginnastica artistica. Per cui tutte attivitá che fanno transitare i bambini da una parte all’altra della missione e facilitano il fatto che il bambino passa ed entra nella casa dell’anziano.

L’anziano si trova a convivere con il passaggio del bambino. E c’é una cosa bella, sopratutto in quello che immaginavo fosse importante per i bambini. Quando lo stesso bambino non passa a salutare quell’anziano dopo due o tre giorni, l’anziano lo guarda e gli dice “ieri non sei venuto”. E sai, per chi é stato abbandonato, per chi dopo tanti anni ha rivisto la madre e la madre non lo voleva accogliere ne salutare ne abbracciare, che sono storie molto presenti nella vita e nella sofferenza dei nostri bambini, e qualcuno ti dice “perché non sei venuto ieri?” riscatta dentro di te l’autostima e la coscienza che tu sei importante per qualcuno. E questo senso di importanza, questo sguardo nel quale riconosci che per qualcuno sei importante riesce a sviluppare nei nostri bambini un senso di appartenenza. E questo é fondamentale per curare le ferite dell’abbandono.

Come é nato questo progetto

Prima di tutto, le nostre decisioni sono sempre basate sulle necessitá, ovvero ogni volta che vediamo questa sofferenza enorme davanti ai nostri occhi la mia domanda é sempre la stessa: come posso fare per aiutare. E da tanti anni vediamo gli anziani morire per la strada perché sono anziani, sono poveri, non hanno di come pagare l’affitto, vivono in strada, si ammalano e muoiono in strada. E di fronte a questa grandissima necessitá che il Brasile ha, nel 2015/2016 ho pensato che se in realtá portassimo gli anziani in missione riusciremmo a restituire all’anziano l’amore per la vita che hanno i nostri bambini e che é contagiante, e dall’altro lato potremmo dare un nonno ai nostri bambini che probabilmente non lo hanno mai avuto. E unire questi due universi sarebbe un riscatto per entrambi. Purtroppo come tutte le decisioni hanno avuto mille difficoltá per realizzarsi perché la magistratura Brasiliana riteneva che questo non era possibile.

Tra l’altro il magistrato, il primo giorno in cui ci siamo scontrati, mi ha detto “ma dove ha visto che questo funziona?” e io gli dissi “In Norvegia, dove c’é un progetto cosí”. E lui mi disse “ma lei crede che qualcosa che funziona in Norvegia possa funzionare in Brasile, nel terzo mondo?”. E io gli dissi “non solo lo credo, ma ne sono sicuro! Perché é una necessitá di Amore e non ha localizzazione geografica”. La magistratura si é scontrata per due anni contro di noi, periodo in cui é successa una cosa interessante perché mi hanno proibito di costruire l’edificio per gli anziani, cosí come in tante altre circostanza mi hanno proibito di fare altre cose che poi abbiamo comunque fatto trovando sempre uno spiraglio, una luce, una soluzione.

Abbiamo iniziato la costruzione della casa degli anziani e la magistratura ci ha proibito di continuare perché era contro la legge Brasiliana dove in una istituzione di bambini non si possono accogliere anziani e viceversa. A questo punto io dissi al giudice che dentro casa nostra non poteva proibirci di costruire, al massimo puo proibirci di “funzionare”. Io allora dissi “allora facciamo cosí, noi andiamo in causa contro di lei giudice e continuiamo a costruire. Quando la costruzione é pronta, se abbiamo vinto la causa accogliamo gli anziani altrimenti adibisco l’edificio per altre cose”. E il giudice disse “il rischio é suo e se vuole puo continuare”. La costruzione era quasi pronta quando purtroppo abbiamo perso i primi due ricorsi e ne mancava solo uno, e l’ultimo giorno valido di questo ricorso, nella notte, una signora che nessuno conosceva e che nessuno ha mai saputo chi fosse, é andata a casa di una nostra impiegata e le diede dei documenti dicendo di darli a Marco perché ne ha bisogno. Il giorno dopo mi consegnano questi documenti che erano delle carte scritte a mano sulle quali c’erano dei decreti molto antichi che permettevano a strutture di bambini di accogliere anziani. E con questo siamo riusciti a fare l’ultimo ricorso, nelle ultime ore, lo abbiamo vinto e abbiamo iniziato ad accogliere gli anziani.